Che schifo, viene da dire. Lavori bene, e questo ti viene riconosciuto, l’azienda va bene, lo dicono i conti. Ma un giorno un manager in una videochiamata dagli Stati Uniti, verosimilmente senza vedere o riconoscere i volti delle persone alle quali stava parlando, comunica: spostiamo l’attività lontano da qui.
Perché? Buone ragioni non ce ne sono, le cose vanno bene. Si è trattato, probabilmente, di qualcosa di molto simile ad una partita di Monopoli: tiro i dadi, ho fatto sei, chiudo qui, apro là. Solo che dentro le casette del Monopoli non ci abita nessuno. Alla Kerr di Bioggio lavorano un centinaio di persone.
Il dialogo è stato escluso fin dall’inizio, lo abbiamo denunciato in un comunicato precedente. L’azienda ha messo in piedi un piano sociale, poco sociale in realtà, perché ai manager verrà distribuito di più che al personale produttivo. Alla nostra ultima richiesta di incontro, la direzione non si è nemmeno degnata di rispondere.
Cosa è successo dietro le quinte? Che le lavoratrici e i lavoratori della Kerr di Bioggio sono stati convocati ad uno ad uno ed è stato loro sottoposto un contratto nel quale venivano indicate le condizioni di licenziamento. A chi ha chiesto di poter portare il testo dell’accordo a casa per poterlo leggere con calma e magari chiedere consiglio a qualcuno è stato risposto che era necessario mantenere il massimo riserbo. Addirittura con i famigliari.
Ma che richiesta assurda è mai questa? Riserbo con i famigliari? Vieni licenziato e non puoi nemmeno confrontarti con i tuoi famigliari? E non puoi chiedere consiglio a nessuno?
Il sindacato OCST si oppone a questo modo disgustoso che concepisce le lavoratrici e i lavoratori alla stregua di utili macchine. Produrre, e non avere il diritto di parola. Soli e zitti davanti alla direzione aziendale.
Così una lavoratrice coraggiosa si è presentata da sola davanti alle telecamere per esprimere il dissenso. Ed è stata licenziata e ha perso la buona uscita. Non possiamo che commentare così: che schifo!
Per questa coraggiosa lavoratrice, OCST ha provveduto ad una prima contestazione al licenziamento e metterà in essere tutte le misure che riterrà più opportune per la sua tutela.