L’inquadramento giuridico del telelavoro effettuato dai frontalieri è un tema molto articolato in quanto genera due livelli di impatto, uno previdenziale (ovvero che riguarda i contributi pensionistici) e uno fiscale (ovvero che riguarda la tassazione del reddito da lavoro).

 

Impatti previdenziali fino al 30 giugno 2023

In base al diritto europeo (art. 13 del Reg. CE n. 883/04 e art. 14 del Reg. CE n. 987/09), una persona residente in Italia che sottoscrive un contratto di lavoro in Svizzera può lavorare da casa al massimo per il 24,99% del tempo di lavoro previsto dal contratto stesso.

In caso di superamento di questa soglia l’autorità previdenziale italiana (cioè l’INPS) acquisisce la facoltà di richiedere all’azienda svizzera l’incasso del relativo contributo in Italia, il che implicherebbe molta burocrazia oltre a maggiori oneri finanziari.

L’Unione Europea ha tuttavia deciso di sospendere questo limite fino al 30 giugno 2023. Fino a quella data si potrà pertanto fare telelavoro anche oltre il 25% del tempo di lavoro senza correre il rischio di dover pagare l’INPS in Italia.

 

Impatti fiscali fino al 30 giugno 2023

In base poi all’Accordo tra Italia e Svizzera sulla tassazione dei frontalieri del 1974 e alle prese di posizione dell’Agenzia delle Entrate (leggi qui), il frontaliere residente nei Comuni di frontiera se svolge delle intere giornate di lavoro su suolo italiano è tenuto a dichiarare in Italia l’intero reddito da lavoro (con relativo incremento della tassazione).

Durante la pandemia è stata però sospesa anche questa implicazione grazie ad un Accordo amichevole transitorio stipulato da Italia e Svizzera. Tale Accordo è rimasto valido per oltre due anni ma fu poi disdetto dall’Italia con effetto al 31 gennaio 2023.

Tramite il DDL approvato dal Governo italiano, si concede ora ai frontalieri la possibilità di lavorare da casa per il 40% del tempo di lavoro senza avere impatti tributari.  

La norma resterà valida solo fino al 30 giugno 2023 e sarà retroattiva al 1° febbraio 2023.

 

Cosa accadrà dal 1° luglio 2023

L’UE ha proclamato che a partire dal 1° luglio 2023 i singoli Stati avranno la libera facoltà di concedere ai frontalieri di lavorare da casa entro il 49% del tempo di lavoro senza avere impatti di natura previdenziale. La Svizzera si è già detta favorevole a questa ipotesi mentre si attende ancora un pronunciamento ufficiale da parte italiana.

L’ipotesi più accreditata è che i Governi di Italia e Svizzera andranno a negoziare un Accordo amichevole per dare stabilità al criterio del 40% (che a quel punto risulterebbe valido ed univoco sia per il piano previdenziale che per quello fiscale). Il sindacato sta facendo quanto in suo potere per persuadere gli Stati ad intraprendere questa strada.

Seguiranno aggiornamenti.

 

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UFFICIO FRONTALIERI OCST