Dal 2013 la Svizzera sta negoziando con l’Europa un accordo quadro istituzionale. Le misure di accompagnamento a salvaguardia dei salari e delle condizioni d’impiego sono sempre state considerate un confine non valicabile, ma l’attuale bozza d’intesa indebolisce questa tutela. Travail.Suisse respinge con decisione un simile accordo quadro.
Attraverso gli accordi bilaterali la Svizzera ha regolamentato i suoi rapporti con l’Unione europea. Un rapporto ordinato di questo genere è estremamente importante sotto l’aspetto economico e politico – come dimostra l’attuale caos in cui sono precipitate le trattative per la Brexit in Gran Bretagna. E i legami economici e culturali della Svizzera con i suoi vicini europei sono innumerevoli: oltre la metà delle esportazioni delle imprese elvetiche ha quale meta lo spazio economico europeo, il 25 percento delle persone attive nel nostro Paese possiede un passaporto europeo, e quasi un milione di cittadine e cittadini elvetici vive nell’Unione europea.
 
Al tavolo dei negoziati fin dal 2013
L’UE auspica un ulteriore sviluppo dei bilaterali, ma questa non è una novità: già dal 2013 sta negoziando con la Svizzera in merito ad un accordo quadro istituzionale. Le questioni centrali sono due: come armonizzare accordi statici con l’evoluzione dinamica del diritto europeo? E come procedere in caso di disaccordo in merito all’interpretazione degli accordi?
 
Le misure di accompagnamento sono efficaci
In Svizzera vengono pagati i salari più elevati d’Europa. La libera circolazione delle persone venne pertanto introdotta alla condizione che qui venissero versati salari svizzeri, onde proteggere dal dumping le rimunerazioni e le condizioni d’impiego. Le misure di accompagnamento ne sono garanti: fra le altre cose prescrivono controlli per individuare i casi di dumping salariale e stabilire il versamento delle retribuzioni arretrate.
Dagli annuali rapporti emerge chiaramente che le misure di accompagnamento sono efficaci e urgentemente necessarie, visto e considerato che la sottoquotazione di salari e condizioni d’impiego è ormai all’ordine del giorno. Le misure di accompagnamento permettono di individuare gli abusi e impediscono un crollo dei salari.
 
Un accordo insoddisfacente per i lavoratori
Nel mandato negoziale sull’accordo quadro istituzionale le misure di accompagnamento sono definite come non negoziabili. Il Consiglio federale lo ha più volte ribadito. Eppure, di punto in bianco un anno fa il nuovo ministro degli esteri Ignazio Cassis e il suo entourage hanno cominciato a rimettere in questione le misure di accompagnamento. E guarda un po’: effettivamente la bozza dell’accordo quadro prevede un loro adeguamento. Sono due i punti a rendere l’accordo inaccettabile per le lavoratrici e i lavoratori:
in primo luogo, non sarebbe più possibile sviluppare ulteriormente o adeguare in maniera autonoma le misure di accompagnamento. La Corte europea potrebbe rendere impossibili meccanismi di protezione avanzati, come già fatto in altri Paesi;
in secondo luogo, verrebbero indeboliti strumenti centrali di protezione dal dumping salariale. Concretamente, il termine di notifica di otto giorni e l’obbligo di depositare una cauzione verrebbero rimessi in discussione. Il termine di notifica è necessario per organizzare ed effettuare un minimo di controlli delle imprese provenienti dall’estero; e la cauzione garantisce che le sanzioni contro imprese colpevoli di un’infrazione vengano anche effettivamente applicate. Senza questi strumenti, sarebbe fin troppo semplice aggirare la protezione dei salari. 
 
Promesse disattese
Nell’attuale versione provvisoria, l’accordo quadro oltrepassa i limiti e disattende le promesse politiche a tutela dei salari e delle condizioni d’impiego. Un accordo che indebolisce le misure di accompagnamento è un pessimo accordo per le lavoratrici e i lavoratori in Svizzera e Travail.Suisse lo respinge fermamente.
 
 
Gabriel Fischer, responsabile della politica economica presso Travail.Suisse