Come di consueto alla pubblicazione nel mese di marzo da parte dell’Ufficio federale di statistica dei risultati della Rilevazione svizzera della struttura dei salari, segue l’analisi dettagliata dell’Ustat, pubblicata sul numero di maggio di «Extra Dati» (autore Maurizio Bigotta). 

La pubblicazione risponde a quanti avevano osservato che non avrebbe senso paragonare la situazione ticinese con quella del resto del paese a causa della diversa struttura del mercato del lavoro. In realtà, sottoponendo i dati ad un’analisi più dettagliata che li purifichi dalle differenze strutturali, si conferma una crescita del divario salariale tra il nostro Cantone e il resto della Svizzera. Per l’autore «sebbene la struttura economica regionale influenzi in parte queste differenze, una parte sostanziale del divario rimane non spiegata. In alcuni rami economici, le differenze risultano particolarmente ampie e indicano una sostanziale differenza con il resto del Paese».

Le differenze settoriali
Nel settore privato «la mediana era pari a 5’301 CHF in aumento del 4,1% rispetto a dieci anni prima e del 15,7% rispetto a venti anni prima. Nello stesso periodo il livello del resto del Paese è aumentato in maniera più marcata (+6,5% dal 2012 e +21,1% dal 2002) raggiungendo il valore di 6’570 franchi nel 2022. Considerate queste due evoluzioni, il divario lordo tra i due livelli geografici è andato via via ampliandosi, raggiungendo il suo massimo – il 23,9% – nell’ultima rilevazione».
Il documento prosegue poi nell’analisi scomponendo residenti e frontalieri: «Tra i residenti in Ticino e quelli del resto del Paese la differenza osservata nel supporto comune (i salariati paragonabili tra le regioni) è del 14,0%, differenza che cresce al 15,8% tenendo in considerazione la struttura dei due gruppi a confronto (vedi box grigio a lato). Per i frontalieri invece la differenza del 36,4% cala al 30,8% quando la struttura viene presa in considerazione». Il risultato è simile a quello del 2020.
La pubblicazione mette nuovamente in risalto il ruolo cruciale della contrattazione collettiva, come più volte ribadito dal nostro sindacato. Prendendo l’esempio del settore delle costruzioni il divario risulta relativamente contenuto (9,5% nel supporto comune). «Nel caso delle costruzioni va citato il ruolo di una contrattazione collettiva del salario che risulta come un fattore che riduce il divario con il resto della Svizzera. La presenza di una contrattazione nazionale permette di attenuare il divario con il resto del paese» prosegue l’autore.
Dati migliori della media cantonale anche per quanto concerne la sanità e l’assistenza sociale con un divario del 10,7% che sale al 14,0% a parità di struttura. Anche in questi settori la contrattazione collettiva certamente incide. 
Per le attività di trasposto e magazzinaggio e i servizi di alloggio e ristorazione si registrano divari dell’11,3% e dell’11,8% e che restano relativamente stabili anche a parità di struttura (rispettivamente 12,6% e 11,8%). 
In altri settori la differenza è nettamente sopra la media, come nel settore manifatturiero, nel quale storicamente si registra un’importante presenza di manodopera frontaliera, e, aggiungiamo noi, nel quale vigono ancora troppo spesso i salari regionalizzati. 

Nel terziario situazioni allarmanti
Nel terziario i servizi di informazione e comunicazione arrivano ad avere un divario del 50,6% nel supporto comune (42,2% tenendo conto della struttura), mentre le attività professionali scientifiche e tecniche arrivano al 36,6% (35,3% a parità di struttura). 

E il settore pubblico?
Come specificato nella pubblicazione, Bigotta si è concentrato sul settore privato. Per quanto concerne il settore pubblico viene invece presentato un breve riquadro da cui si evince che «Nel 2022, il salario mediano del settore pubblico in Ticino (che comprende anche le aziende comunali e federali con sede sul suolo cantonale) era pari a 7’248 franchi, quasi 900 franchi in meno rispetto al livello del resto del Paese. Il divario si è ampliato negli anni, passando dal 7,3% del 2006 al 12,2% nel 2022». E, aggiungiamo noi, la situazione non sarà certo migliore dopo le misure di risparmio del 2024.

La posizione dell’OCST
Xavier Daniel, segretario cantonale dell’OCST, non è stupito di quanto emerso da quest’analisi: «L’analisi che l’Ufficio cantonale di statistica ci mette a disposizione da alcuni anni è molto approfondita e tiene in considerazione le differenze strutturali tra le varie regioni della Svizzera. Del resto le specificità del nostro cantone non devono autorizzare a sostenere delle differenze a livello salariale, anche perché il costo della vita tra il nostro cantone e il resto del paese è paragonabile. 
Ciò che mi colpisce in particolare è la situazione nel terziario, per esempio nei settori della finanza, della comunicazione e della ricerca, ma anche dell’informatica, in cui la differenza con il resto del paese raggiunge valori mostruosi tra il 30 e il 50%. Si tratta di ambiti ai quali aspirano i nostri giovani, per esempio quelli che si formano nelle nostre facoltà universitarie. Su questi ambiti è essenziale impegnarsi per l’introduzione di contratti collettivi che siano veramente in grado di difendere le condizioni di lavoro». 

Fonte: Extra Dati, maggio 2024,
«I salari nel 2022: Ticino e resto della Svizzera a confronto», M. Bigotta, Ustat

Link alla pubblicazione: https://www3.ti.ch/DFE/DR/USTAT/index.php?fuseaction=pubblicazioni.dettaglioVolume&t=1&idCollana=3&idVolume=3621