Il fallimento della riforma Previdenza vecchiaia 2020 ha indotto a discutere di AVS e di LPP separatamente. Dopo il risultato della votazione sulla riforma fiscale e il finanziamento dell’AVS, nelle scorse settimane sono iniziate a trapelare alcune proposte per il futuro del primo e del secondo pilastro.
 
LPP: compromesso tra padronato e sindacati
Il 2 luglio sindacati e padronato hanno annunciato di essersi accordati per una proposta di riforma della LPP. Sulla necessità di intervenire rispetto allo stato attuale, le parti non hanno dubbi. Ci sono almeno tre aspetti problematici: da una parte i bassi tassi di rendimento degli investimenti non assicurano più una redditività sufficiente per garantire le rendite. Se quindi sembra necessario abbassare il tasso di conversione, tuttavia l’obiettivo è quello di mantenere il livello delle prestazioni. 
D’altra parte c’è il grave problema che colpisce le donne: il divario salariale nel corso della vita, si riflette al momento della pensione con una differenza del 37% sulle rendite rispetto agli uomini. Troppe donne non sono infatti assicurate, o lo sono troppo poco, e non ricevono quindi rendite sufficienti del Secondo pilastro. Per questo sono molto più numerose le donne colpite dalla povertà dopo il pensionamento.
Un’altra questione che la prossima riforma della LPP dovrà affrontare riguarda i lavoratori sopra i 55 anni, che sono penalizzati dalla crescita dell’aliquota degli accrediti di vecchiaia a partire da quell’età.
 
Cosa si propone quindi?
Le parti sono concordi nell’affermare che gli attuali rendimenti degli investimenti sui capitali cumulati non sono sufficienti per garantire un tasso di conversione del 6.8%; si propone quindi di abbassare questo tasso al 6%. Questo significa che chi al momento del pensionamento ha cumulato un capitale di Fr. 100.000, attualmente riceve Fr. 6’800 all’anno di rendita, con l’abbassamento del tasso di conversione al 6% ne riceverebbe solo 6’000. È necessario quindi fare in modo che gli assicurati cumulino nel corso della vita lavorativa un capitale superiore, in modo che il livello della rendita resti costante.
Sono state quindi previste alcune misure volte ad aumentare gli accrediti e quindi il capitale. Il primo è la diminuzione della deduzione di coordinamento. Sono assicurati obbligatoriamente alla LPP solo le lavoratrici e il lavoratori che guadagnano più di Fr. 21’330 all’anno (soglia di entrata), ma oggi si iniziano a versare i contributi per il capitale di vecchiaia a partire da un salario di Fr. 24’885 (deduzione di coordinamento). Per questo moltissime persone, specialmente donne, non sono assicurate o lo sono in misura bassissima. La proposta è di dimezzare la deduzione di coordinamento a Fr. 12’443. Le persone che guadagnano meno di Fr. 21’330 continueranno a non essere assicurate, ma chi guadagna per esempio Fr. 30’000 all’anno, verrà assicurato su una quota maggiore di salario rispetto alla situazione attuale: Fr. 17’557 al posto di Fr. 5’115. Questo consentirà a tutti gli assicurati di cumulare un capitale di vecchiaia maggiore. 
È importante sottolineare che gli accrediti di vecchiaia sono per metà a carico dei lavoratori e per metà a carico dei datori di lavoro.
Si propone poi di semplificare il sistema degli accrediti di vecchiaia. Oggi sono previsti quattro diversi livelli: 7%, 10%, 15% e 18%. In futuro i livelli potrebbero essere solamente due: 9% e 14% a partire dai 45 anni. Questo limiterebbe la crescita degli accrediti all’aumentare dell’età, aspetto che penalizza i lavoratori anziani nella ricerca di un’occupazione. 
Un’altra grossa novità è la proposta di introdurre di un ulteriore premio dello 0.5% per tutti gli assicurati che andrà a finanziare un supplemento di rendita per la generazione di transizione, costituita da coloro che raggiungeranno l’età di pensionamento entro quindici anni dall’entrata in vigore della revisione. Per questi assicurati è previsto un aumento della rendita di 200 fr al mese, per chi raggiungerà l’età di pensionamento entro cinque anni, 150 per i cinque anni seguenti e 100, per altri cinque anni. In seguito il fondo potrà servire a garantire il livello delle rendite al variare per esempio del tasso di conversione. Si potrà in futuro decidere il livello del premio e il livello del supplemento di rendita.
 
Avs: 65 anni anche per le donne?
Si prepara poi la riforma AVS21. Entro fine agosto il Dipartimento dell’interno dovrà sottoporre al Consiglio federale un messaggio su questo tema, che prevederà una serie di misure:
 L’aumento dell’età di riferimento delle donne a 65 anni;
 L’introduzione di misure compensative per 700 milioni di franchi per nove anni in favore delle donne, come l’abbassamento delle aliquote di riduzione in caso di pensionamento anticipato o l’aumento della rendita AVS per le donne con redditi medio-bassi che andranno in pensione a 65 anni
 Pensionamento flessibile tra i 62 e i 70 anni
 Sarà possibile anticipare o posticipare la riscossione di una parte della rendita
 l’armonizzazione dell’età di pensionamento e il pensionamento flessibile varranno anche per la LPP
 verrà incentivato il proseguimento dell’attività lavorativa oltre i 65 anni.
 L’IVA sarà aumentata di 0.7 punti percentuali in favore dell’AVS
 
La posizione di Travail.Suisse
Travail.Suisse, l’organizzazione sindacale nazionale cui anche l’OCST appartiene, ha preso duramente posizione contro la decisione di aumentare l’età di pensionamento delle donne. La ragione è semplice: la disparità salariale tra uomo e donna si moltiplica a livello pensionistico, tant’è vero che le donne ricevono rendite inferiori del 37% rispetto agli uomini. Per questo motivo non ha senso addossare sulle loro spalle il costo di una riforma dell’AVS. 
Per assicurare un finanziamento solido di più lungo termine Travail.Suisse propone invece di aumentare l’Iva di 1 punto percentuale e di chiedere un contributo di solidarietà ai pensionati agiati.