Il 29 aprile l’OCST ha organizzato il tradizionale incontro per la Giornata internazionale del lavoro. Quest’anno ha voluto avviare un ciclo, che si concluderà il Primo maggio del prossimo anno, durante il quale verranno trattati alcuni temi legati alla transizione ecologica in una prospettiva sindacale.

Troppo spesso infatti dalle analisi su questi temi emergono dati preoccupanti riguardo il numero di posti di lavoro che verranno persi durante questo processo e a quante persone rimarranno senza un impiego con il quale realizzarsi e sostentarsi. L’OCST vuole quindi cambiare punto di vista ed evidenziare le prospettive positive in termini di formazione e lavoro di un tale cambiamento. Durante il primo incontro si è parlato di energia con il direttore dell’Azienda Elettrica Ticinese (AET) Roberto Pronini. Il legame tra OCST e AET è storico: ricordiamo che Mons. Del-Pietro si era battuto affinché le acque del nostro Cantone restassero in mani ticinesi e aveva sostenuto la fondazione dell’Azienda Elettrica Ticinese.
L’approvvigionamento di energia in Svizzera avviene tramite una molteplicità di fonti, molte di queste sono idrocarburi che vengono importati dall’estero. Ogni anno in Svizzera si spendono circa 9 miliardi di franchi in combustibili fossili, anche se quest’anno questa cifra probabilmente raddoppierà a causa del rincaro. Trasferendo quei consumi su fonti di energia prodotta localmente c’è un grande margine per investimenti che renderebbe il paese meno dipendente dall’estero e allo stesso tempo creerebbe molti posti di lavoro.
L’obiettivo è di raggiungere il 100% di produzione di energia rinnovabile entro il 2050. Questo obiettivo dovrebbe essere raggiunto in primo luogo tramite l’aumento dell’efficienza energetica degli edifici certo, ma anche della mobilità, dell’industria e degli apparecchi come gli elettrodomestici. Su questo aspetto si sta progressivamente lavorando: lo dimostra il fatto che negli ultimi anni il consumo di energia è calato nonostante l’aumento della popolazione.
Bisogna poi impegnarsi per potenziare la produzione locale che dovrà coprire anche quello che adesso viene prodotto dalle centrali nucleari, cioè, nel 2020, circa il 30% del totale. Come noto infatti, a seguito di una votazione popolare non sarà possibile costruire nuove centrali nucleari in Svizzera, ma quelle esistenti resteranno in funzione fino a che sarà possibile farlo in sicurezza. La produzione elettrica locale dovrà coprire anche il trasferimento della mobilità.
Per dare qualche numero che mostri l’entità dell’obiettivo, in Svizzera nel 2020 sono stati prodotti 4’400 GWh da energie rinnovabili, escluso l’idroelettrico. Entro il 2035 (fra 12 anni) questo numero dovrà aumentare a 17’000 GWh e nel 2050 a 39’000.
Il fotovoltaico dovrà aumentare drasticamente e raggiungere il 40% della produzione: si dovrà passare dagli attuali 2,6 TWh a 30 TWh, ma bisognerà anche lavorare con il recupero del calore con reti di teleriscaldamento dagli inceneritori, dagli impianti industriali o da altre biomasse, la produzione di idrogeno per il traffico pesante, e il potenziamento, laddove è possibile, dell’idroelettrico.
Come vanno le cose in Ticino? Il Piano energetico cantonale prevedeva l’installazione di impianti fotovoltaici per 99 MW entro il 2035. Questo obiettivo è già stato raggiunto nel 2020 incoraggiando a proseguire con ancora più decisione in questa direzione. E di lavoro ce n’è, dato che bisognerà raggiungere una produzione di 2’000 W per abitante entro il 2035 (ora 338).
Per raggiungere questo obiettivo in Svizzera saranno necessari 12’000 specialisti entro il 2030. E non è tutto, perché secondo la ZHAW la formazione di 500 progettisti specializzati nel fotovoltaico all’anno, provocherebbe la creazione di 14’000 nuovi posti di lavoro nelle costruzioni negli anni seguenti. Per questo la Confederazione ha avviato un’offensiva formativa in questi ambiti.
In questo processo il ruolo dell’AET è chiave sia nell’ambito della consulenza, della progettazione e della realizzazione di grandi impianti, sia nella gestione della rete. In quest’ultimo settore le sfide per il futuro sono numerose: solo una progettazione di alto livello che si appoggia su tecnologie innovative e sull’intelligenza artificiale permetterà di gestire una produzione molto più decentrata che subirà le oscillazioni legate alla meteorologia.
Dunque formazione, formazione e ancora formazione! Per questo AET ha investito, insieme ad altre aziende a favore della realizzazione del Campus formativo di Bodio, che formerà giovani quali operatori in automazione, polimeccanici e meccanici di produzione. Prevista anche la formazione in meccatronico di impianti a fune per la gestione dei 95 impianti di questo tipo in Ticino.
Il futuro di una società dipende anche dai progetti che pianifica come comunità e dallo spazio che dà alle future generazioni di realizzarsi in professioni interessanti e positive. La transizione verso fonti di energia rinnovabile è un progetto vantaggioso per tanti aspetti: garantisce la protezione dell’ambiente, una maggiore indipendenza energetica e la fornitura di un elemento chiave per la vita quotidiana di famiglie e imprese in modo il più possibile affidabile. Ed è un progetto, come abbiamo visto, che crea molti posti di lavoro e dà possibilità di formazione e impiego ai giovani e a coloro che hanno o avranno bisogno di una riqualifica: nel terziario per la consulenza, il finanziamento e la progettazione, nell’installazione, nella manutenzione e nel riciclo di questi impianti.