L’argomento è oggi più che mai sulla bocca di tutti. I Governi di Italia e Svizzera sembrano essere davvero molto vicini a sottoscrivere definitivamente il nuovo Accordo fiscale sulla tassazione dei lavoratori frontalieri. Questo Accordo – lo ricordiamo – fu negoziato inizialmente nel 2015 ma non venne mai ratificato per via della forte opposizione ricevuta da più parti. Cosa sta realmente accadendo? E quali prospettive si aprono per i frontalieri? Abbiamo posto queste e altre domande ad Andrea Puglia, coordinatore dell’Ufficio frontalieri OCST e responsabile per il nostro sindacato nelle trattative sull’Accordo fiscale.

 
Andrea Puglia, la firma dell’Accordo fiscale è davvero vicina come sembra?
Salvo clamorosi colpi di scena, il nuovo Accordo fiscale verrà firmato entro la fine dell’anno. Questa è la volontà dei Governi di Italia e Svizzera, più volte ribadita alle parti sociali ed espressa pubblicamente da parte dei capi di Stato. Rispetto però alla versione del 2015, è stata raggiunta una pre-intesa che prevede profonde modifiche, frutto del lavoro effettuato in questi anni.
 
Facciamo un passo indietro. L’Accordo è stato negoziato nel 2015 ma fino ad oggi non è mai stato ratificato dai Governi a causa delle forti proteste, tra gli altri, anche del nostro sindacato. Come mai fu fatta questa opposizione?
L’opposizione era dovuta al fatto che il testo del 2015 avrebbe previsto il passaggio da una tassazione del reddito esclusiva in Svizzera ad una tassazione concorrenziale tra Italia e Svizzera per tutti i frontalieri. In pratica i redditi dei lavoratori sarebbero divenuti tassabili in Italia secondo le aliquote IRPEF italiane (con detrazione per quanto già pagato in Svizzera), con un taglio medio sui salari netti del 20/30%. Inoltre l’Accordo avrebbe previsto la scomparsa immediata del meccanismo dei ristorni ai Comuni di frontiera. Tradotto in parole povere: molte più tasse, molti meno servizi!
 
Dal 2015 ad oggi cosa ha fatto il sindacato OCST in relazione a questo dossier? É rimasto fermo ad aspettare l’evoluzione dei fatti?
Assolutamente no. Al contrario, insieme ai colleghi del sindacato CISL, in questi cinque anni abbiamo più volte incontrato i rappresentanti dei Governi che si sono alternati in Italia fino a creare un dialogo stabile con l’attuale esecutivo. Durante questi incontri abbiamo ribadito varie volte la nostra posizione: non devono essere previsti rincari eccessivi sui redditi dei frontalieri e i Comuni di frontiera devono poter continuare a percepire i ristorni. Non ci siamo però di certo fermati agli slogan. Il nostro Ufficio frontalieri ha sviluppato svariati studi tecnici con proposte e analisi relative a questo tema. E finalmente, dopo anni di lavoro, siamo vicini a vedere i frutti. I negoziati sono stati riaperti ma si sono messe nere su bianco alcuni condizioni inderogabili, in una pre-intesa con i negoziatori.
 
Cosa significa esattamente? Cosa prevede questa pre-intesa?
I contenuti della pre-intesa sono quelli che ha enunciato pubblicamente il senatore Alessandro Alfieri, membro della Commissione Affari esteri del Senato e promotore della pre-intesa stessa insieme al nostro sindacato.
Essa prevede sostanzialmente che il nuovo Accordo fiscale non verrà applicato ai frontalieri già presenti nel mercato del lavoro svizzero ma sarà valido solo per i frontalieri che entreranno a lavorare in Svizzera in futuro. Abbiamo anche insistito affinché la definizione di “vecchio frontaliere” venga legata al numero AVS, cioè mantenuta a vita, e quindi non cancellata da un eventuale cambio del posto di lavoro.
Non solo, nella pre-intesa si è anche inserito che i Comuni potranno continuare a beneficiare dei ristorni che per un certo di numero di anni saranno ancora pagati dalla Svizzera e che poi saranno garantiti direttamente dal Governo italiano tramite appositi Decreti. Lo ripeto: si tratta di una pre-intesa, quindi l’ufficialità di tutto questo l’avremo solo più avanti. Siamo però fiduciosi che essa verrà mantenuta anche perché – come detto – si tratta di due condizioni per noi inderogabili. 
 
Significa quindi che se la pre-intesa venisse confermata gli attuali frontalieri non avranno alcun rincaro d’imposta? 
Esattamente. Questo i lavoratori ci avevano chiesto cinque anni fa e questo desideriamo ottenere.
 
Si tratterebbe sicuramente di un grandissimo risultato per gli attuali frontalieri. Arriviamo però ai frontalieri del futuro. Cosa verrà previsto per questi soggetti? 
I nuovi frontalieri pagheranno l’imposta alla fonte in Svizzera ma dovranno poi dichiarare il reddito da lavoro in Italia con credito d’imposta per quanto già pagato in Svizzera. 
 
Non si tratta di una discriminazione? 
A nostro avviso non lo è. Chi entrerà in futuro nel mercato del lavoro lo farà con regole chiare e quindi con la piena possibilità di valutare l’offerta ricevuta nel dettaglio. Chi è già dentro al mercato, non può invece vedersi tagliato il reddito da lavoro del 20%/30% così all’improvviso. Chi ha cominciato a lavorare con certe regole fiscali è giusto che possa continuare così, anche perché un conto è una riforma che preveda dei leggeri aggiustamenti, un conto è uno stravolgimento totale di questo tipo! Le economie domestiche ne sarebbero uscite con le ossa rotte, soprattutto coloro (e sono molti) che hanno sottoscritto impegni finanziari di lungo corso come i mutui. 
 
La differenza di trattamento tra nuovi frontalieri e vecchi resterebbe però importante: questo non causerà malumori? 
Crediamo di no. Come detto chi entrerà in futuro nel mercato del lavoro lo potrà fare sapendo quali sono le regole del gioco. Inoltre abbiamo già avviato col Governo italiano una discussione per capire come gestire i soldi che arriveranno grazie alle imposte dei nuovi frontalieri. Soldi che dovranno essere reinvestiti in parte per gli stessi lavoratori. Si potrà ad esempio studiare un’indennità di disoccupazione speciale per i nuovi frontalieri, così come pensare a sgravi fiscali per le imprese che volessero assumere in Italia un professionista che si è collocato in Svizzera. Insomma, le idee non mancano e le porteremo in fondo. 
 
Quando si avrà l’ufficialità di tutto questo? 
La firma sul nuovo Accordo fiscale è prevista per dicembre. Nel corso dei mesi di ottobre e novembre ci saranno nuove consultazioni tra il Governo e le parti sociali. Noi chiederemo il pieno rispetto della pre-intesa. La strada è tracciata, speriamo di poter tagliare il traguardo confermando queste notizie.