Invece di prendersi il tempo per realizzare riforme mirate, per ottimizzare la gestione del personale, per ammodernare la gestione del lavoro e per ristrutturare il sistema sulla base di valutazioni fondate e ponderate il Gran Consiglio ha deciso di concedere solo 3 anni e mezzo per tornare alle cifre nere, indipendentemente da tutto, cascasse il mondo, anche se arrivasse una pandemia mondiale o se si accogliessero 1’500 profughi al mese. Usare un solo tasto della tastiera, precludersi spazi di manovra e di riflessione non è certo la strada giusta per affrontare situazioni difficili. La tentazione illusoria di dare risposte semplici a problemi complessi è sempre dietro l’angolo, ma cederle non farebbe che peggiorare la situazione.
I cervi sorpresi nella notte dai fari di un’auto si immobilizzano davanti alla minaccia improvvisa, perdendo così la capacità di reagire. Questa paralisi, detta freezing, si attiva anche negli esseri umani e impedisce di ragionare preparandosi al trauma. Accettare questo decreto equivale proprio a congelare le possibilità dello Stato, significa impedirgli di riorganizzarsi in relazione alle novità del presente, di avere un sistema sanitario al passo con i tempi o di disporre di una scuola capace di sostenere la società restando aperta mentre nel resto del mondo veniva chiusa, di reagire tempestivamente formando migliaia di docenti in tempo utile per potenziare la didattica digitale, di fornire agli allievi nuovi strumenti e software, di allestire corsi e strutture in grado di accogliere le vittime di un conflitto, di interrogarsi per decidere quale sia la formazione migliore per il futuro dei nostri ragazzi. Non paralizziamoci davanti all’incombere dei problemi, ma mobilitiamo tutte le nostre risorse!

Gianluca D’Ettorre, Professore e Presidente dell’OCST-Docenti